ecco com'è adesso.
Adesso la ragazza innamorata e con la paura di dire veramente cosa prova passa momenti di grande felicità quando stanno bene e momenti di grande sconforto quando perepisce di non essere abbastanza e, come quando era seduta sullo scalino, aspetta che arrivi di nuovo qualcosa che le faccia passare repentinamente la sensazione di stomaco in subbuglio e che cancelli tutto il grigio, perhè era bellissimo colorarelesuegiornateefarsicolorareleproprie come se nient’altro potesse intaccare quella felicità.
Anche se sa che il ragazzo con lei ce la mette tutta, è più presente di quanto sia mai stato, è più corretto di quanto sia mai stato. Sebbene per lei tutto ciò sia il modo naturale di comportarsi, sa che per lui è una novità. lo sa. Non riesce solo a essere sicura sul perché con lei sia così: è un riscatto? è amore? è dovuto al naturale maturare di un uomo? Era sicura, lo era stata, poi qualcosa è andato storto.
Adesso il ragazzo sta giocando una partita, tecnicamente è quella migliore della sua vita, ha imparato a seguire le regole che mai era riuscito a seguire, indossando la sua nuova maglietta numero 10.
Una maglietta che gli calza a pennello, gli piace, è comoda, lo fa sentire bene, lo avvolge come a lui piace essere avvolto. L'aveva scelta qualche tempo fa tra le tante che gli erano state proposte, gli sembrava proprio quella perfetta! Era come se un sarto, che neppure lo conosceva, avesse preso bene le misure (concedendosi anche molto più tempo del solito…perché, si sa, “la fretta è nemica del buono”).
Come solo lui riesce a riordinare le magliette, la riponeva sempre con infinita cura nell'armadio, andando spessissimo a guardarla, la girava, la rigirava, la annusava, la indossava tantissimo...anche quando non era in campo. Non gli era mai successo. Era così bella! Credeva che nessun’altra maglietta gli fosse mai stata bene come quella. Finalmente! Forse per questo stava giocando meglio del solito, era ed è una maglietta un po’ magica.
Non era la sua prima maglietta numero 10, in fondo era un giocatore esperto, sreglolato sì, ma pur sempre esperto. Con alle spalle un sacco di partite giocate, alcune finite con gravi infortuni. Come l’ultima.
Nell’ultima partita, la maglietta numero 10, amata, ricercata, esteticamente più bella e perfetta di quella nuova, si era sdrucita troppo. Aveva avuto una storia un po’ strana quella maglietta. Perfetta, poi infinitamente stretta, poi infinitamente perfetta, di nuovo infinitamente stretta da togliere il fiato….e, alla fine, strappata. Stop. Non si poteva più mettere. Non era questione di rattopparla, o di ricucirla, mancavano troppi pezzi, le toppe sarebbero state così grandi da cambiarne completamente l’aspetto.
Ma il problema non era della maglietta. Il problema era che il ragazzo non sapeva indossarla. Ci sono delle regole anche per indossare le magliette nel mondo del calcio!! (e chi lo sapeva?!)
Aveva capito come indossarla, e di volere proprio quella e non un qualsiasi altro numero come spesso aveva dubitato, solo quando l’aveva vista lacerata. Forse su di un altro si sarebbe potuta aggiustare, ma per giocare un’altra partita, con un altro giocatore. In quel caso le toppe non ne avrebbero intaccato l’uniforme, ma l’avrebbero resa una nuova maglietta.
Con dispiacere l’aveva accantonata, ed aveva avuto la fortuna che gliene capitasse un’altra, questa volta al momento giusto, su un corpo pronto, o quasi, per indossarla per bene.
Era la maglietta numero 10 della partita presente, quella giocata bene, quella in cui lui sta seguendo tutte le regole. Ma per chi non è abituato a seguirle non è facile imparare. Non è facile accettarle senza tornare, talvolta, al vecchio modo di giocare, più facile e naturale. Forse seguire le regole, quando non è nella tua natura farlo e quando non si è ancora consapevoli del motivo per cui lo si fa, è un reprimere sensazioni ed emozioni, forse sbagliate o forse no, che non smetteranno di esserci finché non si cancelleranno consapevolmente.
E così, la maglietta perfetta e magica si restringe un pochino. Solo un pochino. Rimane, comunque, sempre la più bella e la più comoda che si possa avere. Che si POSSA avere. Perché quella che era stata compagna di partite emozionanti, la prima maglietta davvero scelta consapevolmente, quella che era riuscita ad offuscare gli altri numeri, non è più accantonata dove l’aveva lasciata lui. Lui, ogni tanto, andava a riguardarsela, non faceva nulla di male, la guardava, ne assaporava i ricordi. Forse lo continuava a fare o lo faceva di più dal momento in cui la seconda di era un po’ ristretta, dal momento in cui era venuto meno il continuo guardarla, girarsela e rigirarsela tra le mani, annusarla ed indossarla in ogni momento…forse perché ormai l’aveva davvero sempre addosso e, sebbene stesse imparando le regole a più non posso, forse queste gli stavano un po’ strette.
Ma la vecchia maglietta numero 10 non era più lì. Ora era una nuova bella maglietta numero 10, piena di toppe di colori diversi da quella che lui aveva lasciato in un angolino.
Può continuare a osservarla, a ricordare le loro imprese passate, ma per indossare la sua nuova maglia numero 10 con orgoglio, deve riuscire a lasciare andare quella vecchia, ricordandola sì, ma non rimpiangendola. Quella nuova si potrebbe restringere ulteriormente, sdrucirsi anche lei e non fargli più giocare così bene quella partita.
Per giocare da capitano, la maglietta numero 10 è importante. Se quella maglietta ti fa rimpiangere la vecchia maglietta numero 10, sebbene quella presente sia la migliore POSSIBILE da indossare, non ti farà mai giocare una buona partita. Sarà una partita forzata.
Bisogna imparare a togliere, piegare e passare ad un altro giocatore di un’altra squadra la vecchia maglia, senza rimorsi, senza pensare che quella fosse LA maglietta, se se ne vuole indossare una nuova.
Se non si riesce è meglio cambiare ruolo, magari senza essere capitano per un po’, magari facendo una pausa per poter guarire completamente dall’infortunio, senza sdrucire una maglietta nuova solo perché si crede giusto e si crede che sia ora di essere un vero capitano.